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Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior - De André


“Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior” cantava De André, nobilitando una volta per tutte il letame. Vero, più che vero, tanto che il letame è considerato il re dei concimi.

Oltre ad apportare al terreno sostanza organica, il letame contiene discrete quantità di elementi fertilizzanti come azoto, potassio e fosforo, quest’ultimo in percentuali inferiori, per cui, qualora un ortaggio fosse molto, ma molto ghiotto di questo elemento, potremmo eventualmente prevederne un piccolo reintegro sotto altra forma. In ogni caso il letame resta la migliore concimazione di base, in quanto contribuisce a creare humus, ovvero la sostanza organica che garantisce la vita dell’orto.

Per quanto poco… elegante, è bene ricordare che il letame è composto dalle deiezioni animali mescolate alla lettiera vegetale, opportunamente lasciate fermentare. Da qui il cosiddetto ‘letame maturo’, ovvero quello che con il tempo (almeno quattro mesi di invecchiamento) ha perso le eventuali sostanze nocive che potrebbero danneggiare l’attività microbica del terreno o le radici delle piante. Inoltre la maturazione riduce il pericolo di marciumi, che potrebbero insorgere negli ortaggi più sensibili alla sostanza organica fresca, e la presenza di possibili semi di malerbe, spesso più numerosi nel letame fresco.

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Gli orticoltori sono più numerosi di quanto pensiate e pur di ottenere qualcosa che possa fertilizzare il loro terreno sono pronti a fare carte false, perché come dice lo scrittore Karel Capek nel libro ‘L’anno del giardiniere’ per un orticoltore ‘tutto quello che esiste si divide in ciò che giova al terreno oppure no e per ottenerlo è pronto a tutto’.

Vi è rimasto un pò?


Quindi stop al letame fresco, ma attenzione anche a quello troppo maturo: l’ultima fase di maturazione dovrebbe infatti compiersi sul campo, perché il compito del letame è quello di apportare al terreno fertilità duratura, cioè garantire una riserva di elementi da rilasciare gradualmente nel corso della crescita degli ortaggi.

Come riconoscere il giusto grado di maturazione del letame evitando accuratamente annusamenti e palpeggiamenti? Limitiamoci a controllarlo visivamente: deve avere un colore scuro e presentarsi come una massa uniforme piuttosto untuosa, dove si riconoscono appena gli elementi vegetali della lettiera. Se è troppo polveroso significa che è troppo vecchio. Se abitate in campagna potete prevedere un concimaia in un luogo ombroso lontano dall’abitazione, dove potere invecchiare per 5 o 6 mesi il letame procuratovi da qualche stalla vicina. Se al contrario abitate in città usate quello disidratato e pellettato a lenta cessione, concentrato e inodore da acquistare nei vivai o nei consorzi agrari, che non apporterà massa organica ma attiverà ugualmente la fertilità.

Per l’orticoltore il massimo è il letame equino, poco acquoso, ma piuttosto costoso e non facilmente reperibile.

Ultima raccomandazione: se acquistate il letame sfuso abbiate cura di interrarlo prima possibile per evitare al massimo la perdita di azoto, dovuta alla liberazione di ammoniaca nell’aria.